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Parlare di bellezza - vivere la bellezza

Incontro UDT del 26 marzo.
Abbiamo voluto fermarci a riflettere sulla necessità vitale della bellezza, ispirati dalle parole di Florenskij, Etty Hillesum, Vincent van Gogh, Mario Rigoni Stern e Luigi Verdi
E queste sono le nostre parole

La parola al gruppo UDT

Come bambini, anche nei momenti difficili è importante “mettere le mani in pasta”, fino a sporcarsele, prendendo contatto con la realtà concreta, per entrarci dentro e farsi coinvolgere: non vogliamo restare alla finestra e girarci dall’altra parte.
È nostro dovere offrire l’opportunità a noi stessi e a chi ci sta accanto di uno sguardo che sappia cogliere la bellezza dei piccoli gesti e riconoscerla con stupore pur nello sforzo e nella fatica di percorsi contorti e che, proprio in virtù di ciò, stimolano e consentono l’ARTE DI SAPER SBOCCIARE.
Ogni nostra azione anche la più semplice acquista un valore sacro se fatta con attenzione e amore. La bellezza è tutta qui nella “presenza”. Stare sul pezzo inteso come “stare nella vita” e prendersi cura dei piccoli particolari, impreziosisce tutto.
Aprirsi alle possibilità ci permette di restare nel flusso della vita. Dobbiamo innanzitutto farci carico della responsabilità dei nostri pensieri, perché dare significato anche ai gesti ed ai pensieri più piccoli, ci aiuta a prenderci cura e ad impegnarci rispetto ai pensieri ed ai gesti più grandi. Nel nostro silenzioso “fare” teniamo sempre lo sguardo rivolto all’ampiezza del cielo.
Infine, leggendo il brano di Mario Rigoni Stern (incontro fra nemici attorno ad una tavola) in questo tempo di guerra, siamo stati raggiunti dalla bellezza, da quella bellezza semplice, sacra, che l’autore ha vissuto direttamente e che è arrivata fino a noi come una consegna e una testimonianza generativa.
Intorno a quella tavola comune, fatta di donne, bambini, uomini, i bisogni fondamentali si trasformano in gesti di cura e di cui aver cura, per restare uomini e donne nella semplicità, nella naturalezza, nell’armonia.
Riconoscersi poveri, umani, affamati, è lì che ci capiamo, è lì che ci incontriamo, non siamo più nemici, ci incontriamo nei bisogni, se siamo capaci di prendercene reciprocamente cura.
Il ricordo di quel gesto offre la speranza che possa succedere ancora, che uomini e donne possano scegliere un modo di vivere che custodisca e rimetta in moto e al mondo la nostra umanità.